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Fin dall'alba della reconquista
la società dei regni ibero-cristiani del nord appariva modellata sulle
necessità militari, con una preminenza sempre più accentuata della cavalleria
rispetto alla fanteria, che pure in precedenza aveva svolto un importante ruolo
difensivo. Innanzitutto c'era la cavalleria delle milizie particolari, delle
guardie del corpo che costituivano la 'masnada' del re (militia palatii) o
di qualche signore; accanto a questi guerrieri professionisti si ponevano gli infanzones,
discendenti della nobiltà di sangue visigota, provvisti di benefici dai sovrani
o alloro servizio come vassalli. Ma l'istituzione più originale era la cosiddetta
caballeria villana, composta di piccoli proprietari e di liberi
affittuari che in cambio dell'esenzione fiscale si impegnavano a procurarsi e a
mantenere a proprie spese armi e cavallo e a servire in guerra come cavalieri.
Ogni uomo libero aveva l'obbligo di rispondere alla leva militare generale (fonsado)
finalizzata a una spedizione bellica di grande portata programmata con
anticipo (hueste: esercito) e agli . ordini diretti del sovrano. Ci
poteva poi essere una convocazione d'emergenza, in genere per scopi difensivi (apellido,
dal latino appellare, chiamare), oppure la richiesta di partecipare
a un raid nel territorio di al-Andalus (algarada, in Castiglia e Aragona
cabalgada). Con il tempo l'obbligo delfonsado si trasformò per
chi non poteva equipaggiarsi come cavaliere in una tassa sostitutiva, la fonsadera,
che liberava dall'obbligo di servire in armi. A fronte di queste persone
che pagavano per non combattere, molti cavalieri provenienti da diverse regioni
dell'Occidente, ansiosi di mostrare il loro valore e di fare fortuna,
parteciparono alla reconquista, grazie agli appelli e agli
incoraggiamenti dei Papi che la propugnarono come una specie di crociata. |
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