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Le fonti medievali
sono concordi nel sottolineare il ruolo preponderante svolto nelle guerre dalla
cavalleria rispetto a quello di fanti, arcieri e specialisti degli assedi (tra
cui gli ingegneri, cioè gli specialisti degli ingegni o macchine da guerra),
che pure dovevano avere una certa importanza. La tattica prediletta della
cavalleria pesante consisteva nella carica frontale, che aveva come scopo
principale quello di provocare il panico negli avversari e di costringerli a
fuggire disordinatamente. Veniva generalmente effettuata dopo una 'preparazione'
da parte degli arcieri e dei balestrieri. I cavalieri erano raggruppati su 3-5
ranghi, in file o squadre di 20-30 cavalieri; l'insieme di più squadre formava
un 'battaglione' (un esercito ne contava 3-4). Le squadre abbassavano insieme
le proprie lance e caricavano in ordine serrato, lavorando di sprone per accelerare
costantemente fino all'urto frontale. L'adozione della tecnica della carica a
lancia tesa (che assicurava una grande forza di penetrazione) e la necessità di
proteggersi dal crescente uso di frecce e verrettoni contribuirono
all'evoluzione dell'armamento difensivo, che culminò nel XV secolo con la
comparsa della grande armatura bianca (o armatura da uomo d'armi): un'armatura
completa formata da parti rigide articolate, che offriva una massima protezione
in cambio di un considerevole incremento del peso (in tutto circa 25-30 kg, quella
da giostra pesava ancora di più). Rinforzata nella parte sinistra, questa
armatura rendeva di fatto inutile lo scudo; il cavaliere era corazzato da capo
a piedi, dal casco a visiera fino alle calze. Bersagli prediletti dagli
arcieri, anche i cavalli avevano la loro protezione, e la testa era difesa da
un frontale metallico; coperte e armature da cavallo rendevano necessario l'uso
di speroni sempre più lunghi. |
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