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Le origini dello
Stato russo sono tuttora oggetto di discussione, a seconda che si sottolinei
oppure no l'influsso scandinavo e quindi l'importanza avuta dai Variaghi.
L'ipotesi più accreditata è che costoro siano stati l'elemento catalizzatore e
organizzatore che permise la nascita del potente Stato degli Slavi orientali
designato con il nome di Rus'. Il
consolidamento delle istituzioni politiche esistenti nella zona dei grandi
fiumi corrispondente pressappoco all'odierna Ucraina, con centro Kiev, avvenne
nel IX secolo, sotto la dinastia scandinava dei Rjurikidi. Più volte dal
neonato Stato partirono incursioni contro Costantinopoli, finché nel 912 non
venne stipulato un trattato commerciale: gli abili politici bizantini
riuscirono a imporre l'osservanza di norme che vietavano saccheggi e rapine e
impedivano che contese commerciali potessero sfociare in una minaccia militare.
Intorno al 965 Svjatoslav, il primo rjurikide a portare un nome slavo, mise
fine al traballante regno dei Chazari, conquistandone la capitale Itil alla
foce del Volga sul mar Caspio. L'annientamento dei Chazari, dediti al
commercio, eliminò il baluardo protettivo che essi avevano eretto contro la
pressione dei nomadi orientali nelle steppe a nord del mar Nero. Quasi subito
fecero così la loro comparsa i Peceneghi, bellicosi nomadi turkmeni, che nel
972 sorpresero presso le rapide del Dnepr lo stesso Svjatoslav, sconfiggendolo
e uccidendolo; ogni spedizione o ogni viaggio commerciale di mercanti dalla Rus' verso Costantinopoli lungo il Dnepr
era esposto a pericoli, che si cercava di limitare pagando dei tributi. Poco
più di un secolo dopo, i Peceneghi sarebbero stati spazzati via da un'altra
popolazione nomade, quella dei Cumani: questi popoli assunsero il controllo dei
territori compresi tra il Don e il delta del Danubio. |
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